I disordini della cuffia dei rotatori, costituiscono la più comune causa di dolore di spalla.

Le tendiniti della cuffia, compresa la tendinopatia calcifica, insieme con le lesioni parziali o massive dei tendini stessi, contribuiscono al determinarsi di questa complessa sindrome clinica, la cui patogenesi, rimane tuttora controversa. Importanti fattori, come il processo degenerativo tendineo strettamente correlato all’età e il conflitto meccanico della cuffia dei rotatori, nello spazio sub-acromiale, costituiscono le alterazioni favorenti l’insorgere della sintomatologia clinica, che spesso si protrae per lunghi mesi. Tuttavia la storia naturale e la progressiva evoluzione della sindrome, da semplice tendinite a rottura della cuffia, rimane non del tutto chiarita e costituisce un’area di ampio dibattito.

UN PO’ D’ANATOMIA

La spalla e il cingolo scapolare, costituiscono l’insieme articolare più complesso di tutto il sistema di movimento dell’uomo. Attraverso di esso, egli può muoversi attraverso movimenti ampi e su quasi tutti i piani, cosa che non possono fare le altre articolazioni del corpo, può espletare movimenti grossolani e di potenza come quello di zappare la terra, ma anche movimenti fini e di precisione, come quello che espleta nel restaurare un affresco a soffitto.
Tale particolarità, di estrema libertà e varietà di movimento è data dalla sua stessa anatomia, che vede una sola articolazione a legare il cingolo scapolare al resto dello scheletro, ovvero l’articolazione clavicolo-sternale. Tale eccezionale caratteristica, costituisce però contemporaneamente, il suo punto di forza e il suo tallone d’Achille.
Questo è dovuto al fatto che la sua stabilità, la coordinazione, la forza e la precisione, viaggiano su binari paralleli, complementari e in equilibrio delicato, perché affidato quasi del tutto a muscoli, tendini e legamenti.

A controllare il cingolo scapolare infatti, ci sono 26 muscoli, 4 dei quali costituiscono la cuffia dei rotatori, ovvero, sovraspinato, sottospinato, sottoscapolare e piccolo rotondo. Ce ne è un altro, ovvero il bicipite, che pur essendo esterno alla cuffia, tuttavia è molto utile al buon funzionamento della stessa. Quando si parla di cingolo scapolare, è necessario nominare pure la colonna cervicale, che per vicinanza anatomica e funzionale, spesso è interessata nella sintomatologia dolorosa riferita dal paziente.
Tale interessamento nelle algie, può dipendere dalla semplice contrattura dei muscoli trapezi e del collo propriamente, ma pure da fastidi di natura radicolare e nervosa, per sofferenza riferibile a ernie o piccole protrusioni discali, i quali si accentuano quando la spalla si scompensa. Questa, può iniziare a “soffrire” per vari motivi contemporaneamente, quali il conflitto sotto-acromiale, il sovraccarico meccanico, la presenza di stress ripetitivi, traumi occasionali, alterata vascolarizzazione e/o innervazione nervosa, oltre che l’alterazione dello stesso materiale muscolo-tendineo dovuto all’invecchiamento.
Il dolore, quando non insorge per un trauma che scompensa questi delicati fattori ed equilibri, insorge più o meno velocemente e di solito si affaccia di notte, quando i metabolismi di purificazione del sangue rallentano e le tossine si fanno sentire di più.

Normalmente la persona, tenderà così a muovere di meno il braccio durante il giorno, pensando che in tal modo possa limitare i sintomi, spesso anche tenendo il braccio al collo con foulard o tutori, come comunemente consiglia “l’uomo di strada”, o peggio ancora il professionista non preparato. La sintomatologia invece così, anziché migliorare, tenderà al peggioramento, sia dal punto di vista del dolore che per il sopraggiungere della classica rigidità muscolare e articolare, cosa che non farà altro che complicare il recupero. Si sente spesso parlare anche di “frozen shoulder” ovvero spalla congelata, che non è altro che una spalla rigida in maniera estrema.

IL TRATTAMENTO FISIOTERAPICO

Il trattamento, consiste nel recuperare il prima possibile il movimento perso, verso un movimento fisiologico e coordinato, sia esso attivo che passivo. Inizio con un lavoro di rilassamento muscolare, con le tecniche manuali che utilizzo come per esempio il massaggio connettivale superficiale e profondo, il trattamento dei trigger point,  la mobilizzazione passiva dell’arto e lo “scollamento” della scapola dal torace, il tutto volto ad allentare le tensioni che limitano il movimento. Associo anche un drenaggio linfatico manuale per allontanare dalla zona le tossine, rifiuto dei catabolismi. Il lavoro non si esaurisce a studio ma continua con “l’obbligo” da parte del cliente di effettuare un lavoro domiciliare autonomo, in cui lo stesso, si trova a fare esercizi semplici, al fine di mantenere i movimenti recuperati col terapista, così da facilitare il lavoro nella successiva seduta. Normalmente, oltre a mobilizzare l’articolazione, che già di per se basta a ridurre la sintomatologia dolorosa, pratico delle tecniche specifiche per ridurre direttamente il dolore, come la tecnica P.R.A.L.D. e FURTER.
Quando il lavoro procede spedito, con poche sedute, la persona torna alla vita di prima, consapevole dei movimenti dannosi da evitare e delle pratiche utili per la prevenzione. Tale lavoro, lo attuo sia per semplici tendiniti che per recuperare la spalla operata per tali motivi, cronici e di lunga durata.

COSA CI DICE LA MEDICINA INTEGRATIVA

A proposito della spalla dolorosa e della sua insorgenza, fino alle problematiche croniche che essa comporta, come le tendiniti calcifiche e lesioni parziali o massive dei tendini, mi piace porre l’attenzione sull’interpretazione che ci dà la Medicina Integrativa del Dott. Butto, che unisce la medicina occidentale a principi che affondano le radici, in altre filosofie provenienti da medicine più antiche, quali quella cinese e indiana, riviste alla luce dei nostri giorni e delle sue grandi intuizioni. La spalla è legata strettamente a 2 distinti meridiani, quello del polmone e quello dell’intestino crasso. Il primo decorre anteriormente e il secondo posteriormente la spalla. Il meridiano del polmone, origina superficialmente dalla parte anteriore della spalla e percorre tutta la parte anteriore e laterale di braccio, avambraccio e mano fino al pollice.

Il meridiano dell’intestino crasso, origina dall’indice sul dorso della mano, decorre per tutta la parte posteriore laterale dell’avambraccio, del braccio fino alla spalla posteriormente, per salire fino al naso, attraversando collo e gengive superiormente. (v. figura)

Un meridiano in disfunzione, fortunatamente ci avvisa dapprima con sintomi articolari, come ad esempio nella spalla dolorosa, prima d’interessare gli organi specifici, appunto il sistema respiratorio o il tratto intestinale. Il meridiano del polmone, va in disfunzione, quando il 4° chakra, al centro del torace, si blocca per la paura di separazione dai cari, di solito uno dei genitori o entrambi o per la paura della morte. E’ semplice individuare quale genitore sia coinvolto in tale paura, deducendolo dal lato colpito dalla sintomatologia dolorosa: spalla destra, paura di perdere il padre, spalla sinistra, la madre. Entrambe le spalle, si legano alla paura della morte. A volte non si tratta della sola paura di perdere un genitore in particolare, quanto al senso di mancanza di tale figura che ognuno di noi può aver percepito nella vita o in uno specifico momento della stessa. Il meridiano dell’intestino crasso, viene colpito quando la persona trattiene le proprie emozioni e non manifesta i propri sentimenti. Il blocco, si manifesta quando c’è una chiusura del 3° chakra o plesso solare, causato da uno spavento per un eventuale danno fisico personale o altrui. Proprio tale blocco si manifesta con dolore di spalla, ma anche gomito del tennista o epicondilite, dolore all’avambraccio e all’indice.

 

IL NOSTRO TRATTAMENTO OLISTICO

Al fine di sbloccare tali meridiani e ridare un flusso costante e continuo di energia attraverso gli stessi si può utilizzare la tecnica F.E.E.L. e L.E.E. e Dermoriflessologia. Controindicazioni al L.E.E. in questo caso, sono l’insufficienza respiratoria, l’enfisema polmonare, b.p.c.o., necessità d’ossigeno domiciliare.

La lezione da superare, per quanto riguarda il meridiano del polmone, per completare il processo d’apprendimento, è convertire il genitore, del quale si è sentita la carenza d’amore e l’abbandono, in un figlio al quale dare le cose che ci sono mancate e che sappiamo bene, senza aspettarsi niente in cambio. La persona che ha paura di morire e quindi un forte senso d’abbandono, potrebbe usufruire di un’altra tecnica, ovvero il T.T.R.T. al fine di rivivere il processo della morte nella vita precedente, prenderne consapevolezza e superarla.

Per quanto riguarda il meridiano dell’intestino crasso, al fine di completare il processo d’apprendimento, l’esame da superare è quello di accettare la diversa natura degli altri e capire il loro bisogno di criticare. Si dovrà arrivare a formulare il pensiero che “mi accetto come sono, senza paragonarmi a nessuno, accetto gli altri anche se sono diversi da me o da come vorrei”.
In più accettare la critica con un valore aggiunto e cioè quello di esaminare quanto siamo certi della nostra direzione e del nostro percorso di vita.